Il primo dicembre è una data molto importante per il Centrafrica: nel 1958 veniva proclamata la Repubblica, che diventerà indipendente nel 1960.
Ogni anno questa festa rappresenta un po' il cuore del paese. 53 anni di indipendenza non sono pochi!
Anche se c'è ancora tanto cammino da fare!
La
festa è preceduta, la vigilia, da un momento di preghiera: le autorità
civili si dividono tra le varie chiese, cappelle e moschee per una
celebrazione religiosa.
Ieri alle 15 ci siamo ritrovati nella nostra Chiesa, con un piccolo
numero di cristiani e qualche autorità, per la celebrazione eucaristica.
Proprio
un paio di settimane fa il Papa è venuto in Africa, in Benin, ed ha
fatto dei discorsi molto importanti, insistendo più volte sulla SPERANZA
che l'Africa può vivere e che può portare al mondo.
Il Papa non ha esitato a proporre l'Africa come modello! Dopo il viaggio in Benin, ha detto queste ultime parole: c'è una riserva di vita e di vitalità per il futuro sulla quale possiamo
contare, sulla quale la Chiesa può contare". Con queste parole il Papa
ha riassunto oggi il suo recente viaggio in Benin, ripercorrendo - nella
catechesi dell'udienza generale in Vaticano - le tappe più salienti della seconda trasferta in Africa.
"In questa fase cruciale per l'intero Continente - ha affermato il Papa -
la Chiesa in Africa, con il suo generoso impegno al servizio del
Vangelo, con la coraggiosa testimonianza di fattiva solidarietà, potrà
essere protagonista di una nuova stagione di speranza.
In Africa ho visto una freschezza del sì alla vita, una freschezza del
senso religioso e della speranza, una percezione della realtà nella sua
totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, spegne
la speranza.
Questo mio viaggio ha costituito anche un grande appello all'Africa,
perché orienti ogni sforzo ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora
non lo conoscono.
Si tratta - ha detto Benedetto XVI - di un rinnovato impegno per
l'evangelizzazione, alla quale ogni battezzato è chiamato, promuovendo
la riconciliazione, la giustizia e la pace".
E proprio partendo dal Bebin, nell'ultimo discorso all'aeroporto, ha detto:
Perché un paese africano non potrebbe
indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternità
autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del
lavoro? Possano gli Africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!
Oggi, 1° dicembre, c'è la grande festa, con il DEFILE, la sfilata di alunni, gruppi, funzionari e altro.
anche
i nostri ragazzi (che, tra Asilo, Scuola elementare, Medie, Liceo e
Centro orfani sono più di 1100) hanno sfilato, con le divise delle varie
scuole.
E' il futuro del Paese!
P.Aurelio, missionario carmelitano italiano (di Cuneo), che scrive questo blog, è in Centrafrica dal 1992. Dopo 11 anni a Bouar, è stato parroco per 17 anni a Bozoum, dove la Missione segue 40 villaggi e 20 scuole (dall’asilo al Liceo), un Centro per 200 orfani, un dispensario, e molte altre attività di sviluppo (pozzi, agricoltura, ecc). Da novembre 2020 è a Baoro. Il 23 febbraio 2024 è stato nominato vescovo coadiutore di Bangassou, una diocesi di 135.000 km2, nel Sud Est del Centrafrica.
1 commento:
caro p. Aurelio ,
credo veramente che l'Africa rappresenti il nostro futuro.
Perchè affermo questo?
Perchè dopo le tenebre la Luce sarà visibile a tutti.
Perchè quando conosci la povertà apprezzi anche le briciole
Perchè quando Gesù entra in te, non Lo dimentichi più, anche se hai fame e sete, anche se soffri, anche se in apparenza credi di essere abbandonato,
ma tu sai che Dio è con te
ed il Suo Amore di Padre non ti abbandonerà mai più !
abbandonati dagli uomini
ma non da Dio !
questa la GRANDE RICCHEZZA DELL'AFRICA !
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