Obo |
Un Natale da vescovo
In tanti mi hanno chiesto com'è il primo Natale da Vescovo.
E' stato bellissimo!
Martedì 24 sono partito in aereo a Obo, la parrocchia più a Est della diocesi, a 520 km da Bangassou.
Sono arrivato in fine mattinata, e alle 13.30 siamo partiti per Mboki, dove siamo arrivati dopo più di quattro ore, attraversando la foresta e incontrando qualche antilope e decine di faraone.
Mboki è una parrocchia chiusa due anni, a causa della guerra. In tutta la zona, e particolarmente qui, i vari gruppi ribelli (UPC, Seleka, LRA ecc) per anni ne hanno fatto una terra di razzie, saccheggi, violenze e uccisioni: lungo tutta la strada non c'è più un villaggio! Anche in questi giorni, quasi tutte le sere sento qualche sparo…
Il parroco di Mboki, in aprile 2023, era stato minacciato, e gli avevano sparato, ferendolo a un braccio.
Da qualche mese la zona è sotto controllo dei militari regolari e della Minusca, e la vita riprende lentamente.
Ho scelto Mboki per celebrare questo Natale: è qui, dove la vita è più dura e dove la gente ha sofferto di più che Dio è più a suo agio!
Arriviamo accolti da tanta gente, e dopo una doccia veloce, celebro la Messa della notte di Natale, sotto due alberi grandissimi, che formano una delle cattedrali più belle del mondo!
La notizia della nascita di Gesù, Dio che si fa uomo, è la notizia più bella, che offre speranza e dignità, specie a chi ha tanto sofferto.
Il 25 ci ritroviamo insieme a tutta la comunità per la Messa . Ci sono anche il sindaco, il capo dei militari e l'imam: è un momento di speranza, e tutti vogliono essere presenti. Oltre al Natale, oggi celebro i battesimi di 4 bambini!
In pomeriggio visitiamo la parrocchia: la chiesa è occupata dai militari centrafricani, mentre la canonica è diventata la base dei Caschi Blu (Nepalesi e Pakistani).
Visito anche la scuola elementare: gli alunni sono più di 600, e gli insegnanti sono 6, tutti volontari. E allora prendo la decisione di aiutare gli insegnanti (non sono pagati, e la comunità dovrebbe assicurare il loro salario, ma non ce la fa!). Li chiamo, e spiego loro che ogni mese gli farò avere una piccola somma (30 euro ciascuno), e ne sono molto contenti. Questo li aiuterà a lavorare meglio e più serenamente, e ad assicurare la scuola per tutto l'anno.
Passo anche a salutare l'imam, che ci accoglie calorosamente, ci offre il tè, e con lui chiacchieriamo a lungo: la guerra è stata terribile, ma è stato un musulmano a salvare il parroco ferito e a portarlo in moto fino a Obo, l'anno scorso!
Il 26 mattina celebriamo la Messa, e dopo una visita ad un altro gruppo di militari, partiamo verso le 9.30 per Obo, dove arriviamo alle 16… E sono solo 75 km!
Il volo per Bambouti, la città alla frontiera con il Sud Sudan, purtroppo, è stato annullato. E allora organizziamo diversamente la mia presenza e il lavoro di questi giorni.
Obo è una terra di frontiera, e qui, da decenni, trovano rifugio sudanesi, congolesi e centrafricani. Il venerdì e il sabato visitiamo le varie comunità e cappelle della città, e domenica celebriamo una bella Eucarestia, proprio nel giorno in cui, in tutte le cattedrali del mondo, i vescovi aprono il Giubileo del 2025. Il tema è "Pellegrini della speranza", ed è una parola che arriva a toccare profondamente chi, da decenni, vede andare e venire i vari gruppi di ribelli!
Lunedì sera celebro la Messa in una cappella di un quartiere di Obo. Qui sono radunati gli abitanti della strada per Bambouti, che hanno dovuto abbandonare i propri villaggi.
E anche qui la Parola, il Verbo fatto carne, illumina le nostre vite, e riporta gioia e dignità a che ne ha tanto bisogno.
Martedì 31, dopo una settimana, rientro a Bangassou. Pellegrino della speranza: la Speranza portata, ma anche quella ricevuta dai bambini, giovani e adulti di questa zona estrema del paese!
Ligoua |
In strada per Mboki En route pour Mboki |
La scuola di Mboki L'école de Mboki |
Mboki |
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