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mercoledì 15 febbraio 2023

L'orrore delle mine, il silenzio di alcuni e l'affetto di tanti

La macchina di p.Norberto, dopo l'incidente
La voiture du p.Norberto, après l'accident








L'orrore delle mine, il silenzio di alcuni e l'affetto di tanti

 

La settimana scorsa scrivevo di scuole da allargare e di scuole aperte nei villaggi della savana.

E proprio per andare a riparare una scuola a Bokpayan, un villaggio a circa 60 km da Bozoum, P.Norberto ha rischiato di perdere la vita a causa di una mina.

Venerdì ero a Bouar, dove l'associazione "Femmes Chretiennes Catholiques" ha organizzato la 13a Fiera agricola. Nata nel 2013 dalla grande Fiera di Bozoum, quest'anno ha ricevuto l'appoggio di "Amici di Betharram", di "jango Be Africa" e, soprattutto, di ENABEL, la cooperazione belga.

Anche qui molte cooperative venute da tutta la zona, e due camion arrivati da Bocaranga e Ngaundaye (160 e 240 km).

In pomeriggio stavo per rientrare a Baoro, quando ricevo una notizia terribile: l'auto di p.Norberto Pozzi, missionario carmelitano, è stata distrutta da una mina, sulla strada che porta a Bocaranga, a soli 22 km da Bozoum.

Erano in 6 sulla macchina: p.Norberto, fra Igor (un giovane carmelitano francese), 2 muratori, un falegname e il responsabile delle scuole di villaggio della Missione.

La mina è scoppiata al passaggio dell'auto, proprio sul lato dell'autista, p.Norberto. È lui il ferito più grave: le due gambe sono toccate, ma è soprattutto sulla sinistra che l'esplosione ha prodotto più danni, lacerando tessuti e fratturando le ossa.

Una moto lo trasporta subito all'ospedale. Ma 22 km sono lunghi, specie in quelle condizioni. Qui viene sottoposto a un intervento per cercare di pulire la ferita e togliere parte delle schegge.

Nel frattempo parte tutta un'operazione per cercare di spostarlo al più presto su Bangui. L'ambasciatore italiano di Yaounde (Cameroun) da cui dipende il Centrafrica, riesce ad allertare i caschi blu della MINUSCA. Ma l'elicottero non può viaggiare di notte, e così il trasporto si svolge il sabato mattina.

P.Norberto ha passato la notte, e verso le 7.15 l'elicottero si alza da Bozoum, e si dirige verso Bangui.

Qui c'è un momento di confusione. Invece di portarlo nell'ospedale ONU, viene trasportato all'ospedale "Communautaire". Ma non possono fare niente, e si perde tempo prezioso.

Finalmente intorno a mezzogiorno p.Norberto viene portato all'ospedale ONU, diretto dal contingente serbo. Decidono di operarlo subito.

Io nel frattempo ero partito da Bangui. Arrivo alle 13, e alle 15.30 sono all'ospedale ONU. Qui c'è anche fra Igor, che è sotto osservazione (ma non ha avuto danni seri).

Ed inizia una lunga attesa. Dopo oltre 3 ore di intervento, p.Norberto esce dalla sala operatoria. È intubato e sedato, ma si vede che sta soffrendo molto. Il chirurgo (bravissimo) ci dice che cercano di evitare l'amputazione, e ci spiega cosa ha fatto. E ci dice che l'indomani contano di spostarlo in Uganda, in un ospedale più attrezzato.

Rientro al Carmel, e domenica mattina torno all'ospedale. P.Norberto è in terapia intensiva, sempre sedato. Ma è più tranquillo, e riesco a benedirlo e sussurrargli una preghiera e l'abbraccio di tantissime persone che stanno pregando per lui.

Poco prima delle 12 vedo che lo spostano su una barella, e lo portano all'ambulanza. Parte per l'Uganda, dove arriverà qualche ora dopo a Kampala.

Lunedì mattina ricevo una chiamata dall'Uganda. Qualcuno dell'ospedale mi chiama, e mi dice che p.Norberto sta bene, gli è stato tolto il tubo per la respirazione, e parla. Ed è lui che ha dato il mio numero di telefono (è un numero facile da ricordare, ma è comunque segno che è vigile, ed è un bel segno).

Nel frattempo c'è un lavoro enorme dietro le quinte. P.Federico, il superiore della delegazione centrafricana, si trova in Cameroun, e coordina le azioni. Ma è soprattutto l'Ambasciata Italiana che brilla per iniziativa e capacità. Già lunedì mattina l'ambasciatore italiano in Uganda è intorno al letto di p.Norberto. E possiamo infine vederlo: gli hanno tagliato un po' la barba, ma è sorridente e questo ci fa sperare.

In pomeriggio decidono di operarlo ancora una volta. E purtroppo i medici trovano la situazione peggiorata, e devono decidere di amputare il piede sinistro. Ma almeno la sua vita è salva.

In questi giorni c'è stata un'ondata di affetto e di preghiera. P.Norberto è in Centrafrica dal 1980, ed è molto conosciuto. Tra Whatsapp, Facebook, Twitter, mail ecc, è veramente un tam-tam che porta  preghiere e affetto. Scrivono dall'Italia, dal Centrafrica, Cameroun, USA, Francia, Praga, India, Congo, Inghilterra, Belgio, Rwanda, ecc. E radio e giornali ne parlano e scrivono.

Una persona sconosciuta mi scrive dall'Uganda il lunedì sera, e si offre per portare assistenza a p.Norberto! E martedì mi scrive, e verso le 12 è in camera di Norberto, e me lo passa al telefono!

È il solito Norberto: allegro, un po' scanzonato, e posso anche vederlo. Nonostante il piede, è di buon umore! Un uomo di fede, di grande carità, e preghiera e di sacrificio.

 

Purtroppo la questione delle mine è molto grave. Solo nel 2023, in queste prime settimane, gli incidenti sono stati 14, una media di 2 a settimana. Con bilanci pesanti di 7 morti e di 9 feriti (https://mcusercontent.com/ec65ff95b00a3e0f330508b82/files/ddf29128-7f1b-9caa-9661-f2b723f229bf/Worrying_magnitude_explosive_devices_FV.pdf ) Nelle zone occupate dai ribelli, sono loro a metterle per le strade, per impedire a militari e mercenari russi di passare, e per mantenere tensione e terrore.

È ormai un anno e mezzo che le mine sono usate nel paese. Non è facile rilevarle, e non è possibile controllare le strade ed impedire ai ribelli di metterle o di spostarle.

Se c'è stata un'onda di affetto e di preghiera, e se molti media ne hanno parlato, è un po' strano il silenzio del governo centrafricano. Nessuna voce si è alzata a protestare, o annunciare un maggiore impegno delle Forze di Sicurezza. Forse sono troppo occupati a cambiare la costituzione per poter fare un terzo mandato…

 

Coraggio.

Ed ora parto per qualche settimana in Italia. Ci sarà tempo e occasione per incontrarsi, e per parlare del Centrafrica, e di quello che facciamo e di quello che c'è da fare.

A presto!











2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Aurelio, vi sono veramente vicino. Durante i miei quattro anni in car, non c' erano ancora le mine. Ma lo sappiamo i mercanti di morte sono sempre innovativi. Ennesimo strazio per la popolazione. Il tuo racconto e raccapricciante. Spero di rivedervi presto. Un abbraccio a te e uno fortissimo a Norberto

Anonimo ha detto...

Un forte abbraccio a p. Norberto, ricordo con affetto il suo grande sorriso, speriamo di rivederlo presto con tutta la sua energia. Francesco (Cisky), ex seminarista, e famiglia.