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venerdì 26 settembre 2014

Inizio anno



Inizio anno
Non siamo al 1° gennaio, ma sotto molti aspetti, alcune attività iniziano proprio in settembre!
E allora, domenica scorsa, 21 settembre, grande celebrazione eucaristica per l’inizio dell’anno pastorale: molti movimenti presenti con le divise, o i foulard colorati. Danze e canti d’eccezione, e un Offertorio, anzi due (il secondo per i poveri e gli orfani) che mi ha impressionato: pur nella povertà, tantissima gente ha portato doni, cibo, soldi per chi è meno fortunato!
Il secondo avvenimento della settimana, è l’inizio dell’ANNO SCOLASTICO. Mercoledì 24 settembre, le scuole hanno riaperto i battenti e centinaia di alunni hanno ripreso la strada della scuola.
Le nostre scuole qui alla Missione (dall’Asilo al Liceo) accolgono anche quest’anno più di 1.100 alunni.
Ma la cosa bella è che anche le scuole statali hanno riaperto, anche se più timidamente. E questa è una cosa eccezionale: in genere le scuole riaprono verso novembre-dicembre… Ma grazie all’animazione e al sostegno che diamo agli insegnanti (grazie al finanziamento della Rep.Ceca e dell’Unicef) i maestri hanno raccolto la sfida e mercoledì mattina erano a scuola, ad accogliere i bambini.
È un seme, ma è molto importante che i bambini possano andare a scuola normalmente!
Durante la settimana si intensifica anche la preparazione alla festa della Parrocchia, dedicata a san Michele.
Catechesi, confessioni, Messa: tutto pronto per celebrare la protezione di Dio sulla Parrocchia e sulla città, che durante quest’anno è stata particolarmente intensa!










domenica 21 settembre 2014

Avanti, piano piano!






Avanti, piano piano!
Continuo a riprendere fiato, piano piano…
Faccio ancora fatica, ma… avanti tutta!
Nelle settimane scorse abbiamo organizzato, grazie all’Unicef, tre formazioni di 6 giorni ciascuna per oltre 250 maestri, in modo che possano presto riaprire le scuola.
Qui a Bozoum le riapriamo in settimana, e speriamo che anche nei villaggi succeda lo stesso.
Ogni domenica,  alla fine della Messa, consegniamo delle statue di Gesù Bambino, per un Pellegrinaggio nelle famiglie: un modo per pregare in casa e nei quartieri, e chiedere la Grazia della Pace e della Presenza di Gesù in ogni casa!
Questa domenica celebriamo l’inizio dell’Anno Pastorale, con la ripresa delle attività degli oltre 20 Movimenti della Parrocchia. E domenica prossima sarà la Festa di San Michele, Patrono della Parrocchia e della Città.
Venerdì e sabato sono andato a Bouar, con le strade che peggiorano di giorno in giorno…
A Bouar ho incontrato le varie comunità, e anche i responsabili dei vari ospedali, con i quali, grazie a un finanziamento della Repubblica Ceca, stiamo avviando un progetto per aiutare le donne incinte (prendendo in carico le spese delle visite e del parto), i malnutriti e i poveri delle Parrocchie.
Andiamo avanti!
 











sabato 13 settembre 2014

Ritorno a Bozoum





Ritorno a Bozoum
Finalmente martedì sono riuscito a tornare a Bozoum.
Sono arrivato in aereo. Un piccolo aereo, con una dozzina di posti. Traballava un po’ ma ce l’abbiamo fatta!
Da qualche giorno sono qui, a riposo, in attesa che le forze ritornino…
Molta gente viene a salutarmi, e fa piacere vedere la loro gioia!
Un grazie di cuore a tutti per la simpatia e le preghiere.
Qui, la traduzione in italiano del racconto del Colonnello francese, la cui versione originale è in Piemontese…
“Aspettavamo l'elicottero che doveva atterrare alle sette. Erano le sette meno cinque. Ero con il nostro cappellano - noi soldati in missione, abbiamo sempre un cappellano che chiamiamo con affetto "Padre" anche se non tutti sono Cristiani battezzati - e c'erano quattro infermieri.
Mancavano due minuti alle sette e abbiamo sentito il rumore dei rotori che si avvicinava nella notte. In pratica si sentiva quel "flop flop" caratteristico che ci ha fatto esclamare in coro: "Eccolo!". Gli infermieri han preso la barella che avevano preparato e son andati di corsa verso questo  zanzarone che piano piano vacillava per aria in procinto di atterrare.
Dopo qualche minuto, gli infermieri son tornati portando sulla barella un malato che era accompagnato dal pilota dell'elicottero con l'uniforme dell'Aeronautica. Il malato era cosciente ed era carico come un mulo, con tutta l'attrezzatura sanitaria: il misuratore di battiti cardiaci, il misuratore della pressione, il misuratore per l'ossigenazione sanguigna. In mezzo alle gambe, gli avevano messo un boccione d'ossigeno, con un tubo collegato ad una maschera che aveva sul naso.
Era un uomo di mezza età, magro. Aveva la testa e una carnagione gialla come chi soffre di fegato.
"Buongiorno Padre" - gli ho detto in Italiano - "sono il Direttore Sanitario,  benvenuto fra noi. Vado a chiamare la nostra Ambasciata perché possano avvisare il Consolato d'Italia della sua presenza al nostro campo. Ha bisogno che chiamo qualcuno?".
Ha appena avuto la forza di farmi capire con un cenno e un sorriso che mi ringraziava!
Il Centro Operativo dopo pranzo mi aveva  avvisato del fatto che eravamo stati chiamati da una nostra Base all’Ovest del paese dove i frati del convento erano venuti a chiedere aiuto poichè un prete italiano si sentiva male. Io sono quello che ha dato l'ordine e allora ho mandato un elicottero con un medico e un infermiere a cercarlo. Una mano lava l'altra e tutte due lavano il muso ! Ecco come ci siamo trovati un prete italiano missionario ricoverato nel nostro Ospedale da Campo! Il suo nome era Aurelio, Padre Aurelio Gazzera.
Il primo giorno era stanco morto e stentava a parlare. Un altro prete italiano mi ha chiamato al telefono per informazioni. Era Padre Federico. Ha iniziato a parlarmi in francese ma io gli ho risposto in italiano. Allora mi ha detto: "Ma Lanteri, questo è un cognome italiano, Colonnello".
Gli ho detto: "Io sono Piemontese". Lui mi ha risposto con gioia: "Anche io sono Piemontese. Sono di Casale Monferrato".
"Allora parliamo in Piemontese signor Prete".
"Certo che parliamo Piemontese, signor Colonnello. Ma tu sai che Padre Aurelio è di Cuneo e che anche con lui puoi parlare Piemontese?".
"Gesù! E' di Cuneo? (Scusi signor Prete) perché noialtri siamo sotto Cuneo visto che io son di Briga. Conosce Briga?".
E così per un bel po’, io a Bangui, capitale del Centrafrica, e lui a Bouar, a ponente di questo paese, ci siamo messi piacevolmente a parlare piemontese al telefono.
L'indomani sono andato a trovare Padre Aurelio all'ospedale. Andava meglio. Allora sono entrato sotto la tenda dov'era coricato su una branda e gli ho detto in piemontese: "Buongiorno, signor Prete, va bene oggi?". Lui è rimasto sorpreso ma mi ha risposto in Piemontese: "Buongiorno signor Colonnello. Sì, oggi va meglio. Ma, Lanteri... Lanteri è un cognome che...".
"Sì, io sono di Briga. Conosce Briga?".
Sicuro che conosce Briga. C’era andato a fare camminate in montagna. "Una valle magnifica" - ha detto agli infermieri che ci ascoltavano parlare - e ha descritto quella lapide incisa sulla roccia appena fuori Fontan nel1610 al ricordo di Carlo Emanuele I - detto il Grande - per aver aperto e migliorato  la strada che permetteva la traversata di questo paese a chi andava di qua e di la dei monti in Piemonte!
Mi sembrava di sognare! Persi in mezzo all’Africa, in divisa da combattimento, in un ospedale da campo che dirigevo, poter parlare in piemontese con un sacerdote malato che eravamo andati a cercare con l’elicottero a casa del diavolo, dove vive da più di vent’anni!
E chiacchieravamo della Val Roya, di Carlo Emanuele di Savoia, di Funta, davanti alle mie infermiere che non sapevano neanche dove fosse Torino!
Dopo qualche giorno l’abbiamo lasciato uscire dall’Ospedale. Si era un po’ ripreso. Alle suore che sono venute a prenderlo, mi sono raccomandato: “Fategli un buon piatto di maccheroni!”. Si sono messe a ridere! E poi gli ho detto: “Signor Prete, mi faccia il piacere! Deve riprendersi, e deve mangiare come si deve”
Agli ordini, Signor Colonnello. O meglio, “Ai urdini, Munsu Culunel”.
(le foto dall’aereo non sono mie… Sono di un olandese, Arnold, che lavora qui a Bozoum con Cordaid…).


Il ponte sull Ouham a Bozoum, fatto dai prigionieri italiani nel 1943
le pont sur l'Ouham à Bozoum, construit par les prisonniers italines en 1942


Bozoum

Bozoum

Bozoum





mercoledì 10 settembre 2014

Il Missionario e il Colonnello

IL COLONNELLO, CAPO DELL'OSPEDALE DA CAMPO DEI MILITARI FRANCESI DI BANGUI, CHE MI HA SEGUITO E CURATO, MI H MANDATO QUESTO "PEZZO" IN PIEMONTESE... PER GENTE RAFFINATA....

Da Padre Aurelio a Jean de la Croix, ën passend për Carl-Emanüèle ‘r Prim
Aspeitavama r’elicòteru chë dëvìa punursè a set ure. Le eru e set menu sinch mënüti. Era cun ër nostr
capëlan – nuiautri surdati ‘n campagna, ama sempre ‘n capëlan chë tüti ciamu cun afëssiun Padré,
chë li sigu crëstian batëgiài o nu – e pöi ‘r li avìa quatr ënfërmée. Düi mënüti anant chë sunessu set
ure, e ama sëntü ‘r burdèe dër rutùu chë s’avëjinava ‘n la nöit, quer flop-flop caraterìstich chë n’ha
fait dìi a tüti ‘n coru : Ecurù li ! I ënfërmée li han ciapà a barela chë li avin prëparà e li sun ëndaiti dë
cursa vers quest zanzaras chë cian cianin bacilava ‘n aria ‘n carend adaji vers a pista com ünë scaraun
chë butina a sciùu d’ün cardun.
Dopu cüchi mënüti, i ënfërmée li sun turnài ‘n purtend ër maravi curcà sciü a barela, acumpagnài dër
meigh dër elicòteru chë vëstìa ‘r toni di echipagi aeronautichi. Ër maravi era cunscient. L’era bardà
com ün müu a Tenda ‘r di da Sant’Aròe, cun a përfüsiùn e tüti i atrassi dër meigh, quée për cuntrulàa
ch’ër còo në chit dë batu, quée për piyarlì a prëssiun, ün autr për mësürarlì r’ussigenë dër sangu. Ën
megë ae gambe, li i avin pausà ‘na butiya d’ussigenë, cun ün tüb ch’ëndagìa fin aa màscara chë li i
avin mes sciü’r nasë. L’era ‘n om dë megia età, magr e ‘r parëscìa dëché debu. L’avìa a testa chìcura
com üna bala da trüch e l’avìa a carnijun giauna d’ün chë patiscë ‘r fege.
Buongiorno Padre, e i hai diit ën italian, sono il direttore medicale, benvenuto tra noi. Vado chiamare
la nostra ambasciata perché possano avvisare il consolato d’Italia della sua presenza sul nostro
campo. Avrebbe bisogno che chiamassi qualcuno ? L’ha apena avü a forsa dë farmè capìi cun ün segn
e ‘n surisë ch’ër n’armërsìa.
Ër centr upërativ m’avìa avisà ën lë dopu-megëdì chë li eru staiti ciamài da’n nostr campament pers
aa lögna tüt ar Punent dër paìsë ‘ndund di frai d’ün cunvent li eru vënüi a ciamà agiüt përché ün di sei
prevu italian si stagìa màa. Mi sëgüü ch’hai dunà ‘r përmes. Alura e ama mandà ‘n elicòteru cun ün
meigh e ‘n ënfërmée a sërcarlù. Üna man lava r’autra e e dùe lavu ër mur ! Ecu com së sema artruvài
cun ün prevu italian missiunari ricuvërà ën lë nostr uspedàa da camp! Ër se nom l’era Aurelio, Padre
Aurelio Gazzera.
Ër prim di, l’era stanch mort e lë stëntava a parlàa. Ün autr prevu italian m’ha ciamà ar telèfunu për
piyàa de növe. Ee, l’era Don Frederico. L’ha cumënsà a parlarmè ‘n fransesë, ma mi e i hai rëspusë ‘n
italian. Alura ‘r m’ha diit : – Ma Lanteri, questo è un cognome italiano, colonnello !
– Io sono piemontese, e i hai diit.
– Sono piemontese anch’io, ër m’ha fait cun gioia, sono di Casale Monferrato.
– Alura, poduma parlé piemunteis, Sciù Preive !
– Certo che parluma piemunteis, Culunel ! Ma it sas che Padre Aurelio, a l’è ëd Cuni, e cun chiel it
peule anche parlé piemunteis !
– Cristu ! A l’è ëd Cuni ? (scüséme Sciù Preive !), përché nuiàutri i j’eru suta Cuni chë mi i sun da Briga.
Cunussé a Briga, Sciù Preive?
E cuscì ‘ncòo ‘n bër mument, mi a Banghi, a capitala da Centràfrica, e ée a Bouar, ar punent dë stë paìsë, e së sema agradài a parlàa piemuntesë ar telèfunu !
R’ëndëman, e sun ëndait a truvàa Padre Aurelio ar uspëdàa. L’ëndagìa mey. Alura ‘n ëntrend sut a tenda ëndund l’era curcà sciü na branda, e i hai diit : Bun dì, Sciù Preive, la va bin ancheui ? Ee l’é
stait surpresë, ma ‘r m’ha rëspusë en pimuntesë : Bun dì culunel. Sì, ancheui, la va mei. Ma, Lanteri… Lanteri, a l’è ün cugnom chë…
– Si, mi i sun da Briga. Cunussé a Briga ?
Sëgüü ch’ër cunuscìa a Briga, ër li era ‘ndait ciü viagi ‘n muntagna. Une vallée magnifique, l’ha diit ën fransesë ai ënfërmere chë n’ascuitavu parlàa, e ‘r li ha fìa dëscriit quela làpide ëncisa sciü a roca sut Funtan ‘n lë mil-seej-sent-e-deej aa gloria dë Carl-emanüèle ‘r Prim – diit Ër Grand – ën rëcunuscensa për avée ‘nvert ër camin chë përmëtìa dë travërsàa stë paìsë ch’ëndagìa dëdëssà e dëdëlà di münti…
Ër Pimunt.
Carlo-Emmanuele Primo Mi ‘r më sëmëyava dë fàa ‘n sonë : era cussina pers pröpi ‘n lë megë dër Àfrica, ‘n dëvisa da
cumbatiment, ënt’ün uspëdàa da camp chë cumandava, a parlàa ‘n pimuntesë cun ün prevu
maravi ch’eravama ëndaiti a sërcàa ‘n elicòteru ar diau verd dund ër vivìa da mai dë vint ani. E
parlavama da Valle Roia, dë Carl-Emanüèle ër Prim, undicèsim Dügh dë Savòia, e da Roca scurpìa dë
Funtan dënant e mei ënfërmere chë në savin manch chë Türìn esistess !
Dopu cüchi di, e r’ama lascià sciurtìi. E r’aviama ‘ngech rënvigurì. Ae mùnëghe ch’eru vënüe a
sërcarlù e i hai diit : Ma fategli un buon piatto di maccheroni che ha perso l’appetito ! Le së sun
messe a rìu. E a ée i hai diit : Sciù Preive, féme piasí, venta arpijé de forse, e për lòn, venta mangé com as deuv !
E li sun partìi.
Ër lüne dopu, li m’han ënvità ar se cunvent, ar carmu dë Banghi. Padre Aurelio ‘r li së dëvìa stàa
‘ncòo na pessa për arpausarsè anant dë piyàa ar’aèriu për turnàa ar se sëminari dë Bozoum. Mi si
sun ëndait cun tant piajée, dëmà chë li stan pröpi ën li dëntürni dër paìsë, ën megë ai campi, cun di
camin brüti për ëndarlì, e dër autra part di quartée müsülmàn ch’ër n’ha tucà travërsàa.
Alura si sema ‘ndaiti cun dùe màchine, cun ër curpet anti-balòture, a pistola, ‘r mitra e tüti i
sacraminti. Cun mi e m’era purtà ‘r nostr capëlan e pöi n’autr uficiale dë rassa italiana. Sema arivài
cun mai d’üna ura dë rëtarz. Dë tant ën tant, Padre Aurelio më ciamava sciü’r tëlëfunin : Ma andoa i
seve ? E mi : Arivuma, arivuma, ma l’uma ‘n poch sbajà ël camin… Scüséme, Sciù Preive, ma anche i
preive a sbaju a dì la messa, nu ! E ée : Si, ma fé prest chë lor a l’han fam !
Ën fin di cönti arivama. Tüt ar ënturn dër carmu, li i së sun agrëgài de miliaie dë
pròfughi, tüti crëstian bategiài chë li sun avüi ubligài dë chitàa i sei quartée sëcunù li së
fagin barbàa e ghete dai müsülmàn. Ër li ha cen dë manuali dëscaussi e vëstìi da angiu,
patanüi crüi com ër di chë li sun nasciüi, narvëlüsi, e quand li të veiru, li të fan segn
timurusë cun a man o për li mai curagiüsi li të venu ‘ncontra për tucartè a man pöi li së
scapu dë cursa. Curagi fieui, scapuma ! Li sun cussì com sti ani da nùe i povu mëschin
chë s’agrëgavu ‘nturn ai abadìe për mëtursè sut a custodia dë Nuscignùu. Li vivu com li poru ‘na vita dë stenti, ënt di baracun faiti dë tera da sach ; li dörmu për terra sciü de payasse. Padre Frederico n’aspeita e ër n’acöy cun ün gros ëntusiasm.
Mi e sun ëngech surpresë ‘n vëghendërù përché, vat’a savée përché, e m’imaginava truvàa ‘n vey fratas cun ün pitoch bur e ‘na barbassa longa e grija, aa manera d’ün arimit com quée dër növ di taröchi.
Ënvece, Frederico l’é ‘n giuvnot cun braghe e camij. Në fuss a sa crujeta dë bosch ch’ër porta apesa a
‘n curdin ënturn ër se col, ti’n dirin manch ch’ër fuss ün cèrëgh. Ër l’ha ‘na testa reùnda e l’é tüt
surisë. Da ée së jbargia paj, bunö, gioia dë vivu e amùu. Së fama ‘na bona strenta dë man e pöi së
fama fìa ‘na bona furra dë rìu quand i digh chë da ‘n fratas chë m’aspeitava a veiru e vegh dëmà ‘n
fratin !
Ër në guida fin aa porta dër carmu. Ënsima ‘r li ha scriit ën latin : Zelo zelatus sum pro Domino Deo
exercituum, chë la vurrìa dìi : E sun cen d’andi për Nuscignùu, Dìu dër armàa di angiu.
Ëntrama. Deo Gratias. Li n’aspeitu tüti, Padre Aurelio chë turn a veiru cun ün gros piajée, Padre
Matteo, Frà Luca-Maria e pöi tüti i sëminaristi cëntrafrican chë stüdìu lì. Anduma a mangé ! Së
mëtema a taura, së stama sciacün da dreit dënant ër se prat e pöi Frederico ëntamena ër Benedicite.
E tacama a mangiàa : pasta sciüita ar bajaricòo, mëringiane sufriite e pöi pizza, fugassa ae sëvule e
pescë brustulì! L’é Aurelio ch’ha ëmpastà tüta a matin. Mi e më jbërlech e cun ben pouca rëvërensa e
më turn a sërvìi trei o quatr töchi dë quela bona pizza d’Aurelio. Chë Dìu m’assorv da ma ‘ngurdissia!
Ma so më cambìa dër ranciu da naia ! R’ort dër carmu dë Banghi. Dopu disnè, li në fan vijitàa ‘r cunvent, r’ort, a geej.
R’ort l’é pröpi n’ort da prevu. L’é magnìfich. Tumati, fajöi, cugurde, mëringiane, cugümëru, e fìa ‘r bajaricòo, quée ch’ha sërvü a fàa ‘r sügh da pasta. Pöi arbu da früita, pumpelmi, purtëgali, limun,
e roba africana com avucati, manghi, papaye, ignami, manioca e fìa n’arbu da cafè. Curà, tüt ven ben. Se ti ciantu ‘n bastun, ër fa raìj…
Dopu ‘ndama ‘n la geej. Üna geej tìpica africana. S’ënginuyama dënant Nuscignùu, pöi Frederico në cönta chë quand i pròfughi li sun arivài, a dëjembr 2013, quand i müsülmàn li han cumënsà i
A geej dër carmu dë Banghi müsülmàn li han cumënsà i massacri e ch’i pròfughi li sun arivài, a dëjembr 2013, ër li avìa mai dë dùe mila përsune ‘n la cürt dër cunvent, e fìa ‘n la geej. E alura, li han avü ‘r paijée d’avée ‘na nàscita pröpi ‘n la geej, ër tresë dë dëjembr, a vigiria da festa dë San Giuan da cruj, cuscì li han ciamà ër pëciun Jean de la Croix.
L’é fìa ‘r di dër 13 dë dëjembr ch’ër gënëràa Philippe dë Villiers, cap dë rë statmagiùu de armàe fransese ‘r l’ha firmà r’ùrdine upërassiunale chë dëcidìa a creassiun dër uperassiun Sangaris, dar
nom cëntrafrican d’üna parpayora ruscia. Cun lo ‘r mandava mai dë düi mila surdati fransisi ën
Rëpüblica Centrafricana për pruvàa dë fàa mulàa i massacri dë quele povre gente.
Chë San Giovanni della Croce agiüt a fàa turnàa a paj ënt quest paìsë chë sensa a gramissia e
r’ignuransa ‘r purrìa essu ‘n Eden. Quest paìsë chë quand ti ciantu ‘n bastun ën terra, ër fa raìj…
Didier Lanteri, Banghi, 9/9/2014

venerdì 5 settembre 2014

Eccomi qui, ancora vivo…







Eccomi qui, ancora vivo…
Devo ringraziare Gesù Bambino, p.Enrico ( che ha insistito per farmi partire da Bozoum), p.Federico (che è riuscito a trovare miracolosamente un passaggio in elicottero) ed i militari francesi che mi hanno portato a Bangui e curato nel loro ospedale, nel centro di rianimazione...
Da lunedì scorso, 25 agosto, avevo un po' di malaria. Ho iniziato a curarla, ed all'inizio sembrava leggera, ma poi ha iniziato a peggiorare, con vomito, sangue nelle urine ecc. Il mercoledì era peggio, e il giovedì è venuto il dottore, che ha messo una flebo, ma da lì in poi andava sempre peggio.
Enrico ha cercato di vedere se c'era la possibilità di un aereo, ma non era possibile. P.Federico, che era a Bouar, ha contattato i militari francesi, che hanno dato la disponibilità di portarmi con un loro elicottero, che verso le 16h 30 è partito da Bossangoa. Verso le 17h15 è atterrato nello stadio di Bozoum, e lì mi hanno caricato. L'elicottero... è come viaggiare su una strada sterrata su un camion... Fa un sacco di rumore, vibra, ma gli infermieri sono riusciti ugualmente a mettere una flebo...
Siamo arrivati a Bangui dopo un’ora e mezza. L'ospedale è praticamente sulla pista della base militare. Qui si presenta un colonnello francese, il responsabile dell'Unità Sanitaria, che mi saluta in italiano! Si chiama Lanteri, ed è nato a Briga (un paese a qualche chilometro dalla frontiera), e nei giorni seguenti mi seguirà con molta attenzione e simpatia (il 3° giorno iniziamo a parlare in piemontese!!!).
I Francesi hanno un ospedale da campo molto ben organizzato, con rianimazione, sala operatoria e tutto. Mi prendono subito in cura, e mi mettono sotto osservazione (cavi fili allarmi ecc).
I primi giorni stavo veramente male... La pressione molto bassa, molto sangue perso. Mi hanno curato molto bene, con molta professionalità e umanità.  Non riuscivo a mangiare (la prima volta che sono riuscito a mandare giù un boccone è stato il martedì) e solo il lunedì ho iniziato a stare in piedi qualche minuto.
Il mercoledì sono uscito dall'ospedale, e adesso sono qui al Centre d'Accueil, dove mi riposo per qualche giorno. Leggo, prego e preparo…
Un grande grazie a tutti per la simpatia e per la preghiera! I primi giorni, quando stavo peggio, con la testa non è che ci fossi granché (peggio del solito!), e spesso vedevo o mi sembrava di vedere molta gente intorno al letto: amici, conoscenti, persone varie che  mi stavano vicine e pregavano. Grazie di cuore!