Una settimana (ancora) intensa!
Domenica 13 luglio abbiamo celebrato il sacramento della
Cresima per oltre 120 persone, qui a Bozoum. Purtroppo il vescovo, a causa dell’età
e della malattia, non è potuto venire, ed allora mi ha delegato per amministrare
le Cresime…
Una grande Messa, con canti e danze, ma anche momenti
intensi di preghiera per questi ragazzi e ragazze, giovani e adulti che hanno
ricevuto il dono dello Spirito Santo.
In questi giorni stiamo organizzando la fine dell’anno
scolastico per le scuole statali, che con l’aiuto della Repubblica Ceca e dell’Unicef
hanno potuto assicurare la scuola ad oltre 15.000 bambini. Stamattina leggevo
queste parole di Papa Francesco: “Molto spesso ci chiediamo con una certa
preoccupazione: “Che mondo lasceremo ai
nostri figli?”. Forse sarebbe meglio domandarsi: “Che figli daremo a questo mondo?”.
Martedi abbiamo celebrato la festa della Madonna del Carmelo
in tutte le nostre comunità. Io ero in viaggio (prima a Bouar, poi a Bangui,
1.140 km…).
A Bangui ho avuto la possibilità di incontrare i rifugiati
che si trovano nel nostro convento del Carmel. Sono oltre 10.000, e vivono lì
dal dicembre 2013: quasi 8 mesi di vita precaria, sotto tendoni, in condizioni
di vita e di igiene molto difficili…
Con loro cerchiamo di riflettere come sia possibile pensare
ad un ritorno nelle loro case. È il sogno di tutti, ma si infrange contro la
realtà di quartieri dove la violenza ed il rischio sono molto alti: ancora in
questi giorni 2 persone, che stavano risistemando la propria casa, sono state
uccise… Speriamo che ci siano interventi concreti da parte delle forze militari
internazionali per rendere sicuri almeno i quartieri della Capitale.
La strada per ritornare a Bozoum è lunga, e piena di
avventure. A parte alcune barriere di antibalaka, incrociamo un buon centinaio
di camion che stanno rientrando in Camerun, scortati dai militari francesi e
rwandesi.
Ma a 200 km da Bangui siamo obbligati a fermarci: le forti
piogge della mattinata hanno letteralmente svuotato un ponte: il tubo di ferro
che smaltiva l’acqua è stato trascinato una trentina di metri più in basso, ed
è restato un esile ponticello di terra… Alcune macchine, con molta fatica,
riescono a passare, in un passaggio che alcuni giovani hanno creato di fianco
alla strada, ma ci vogliono almeno 40 minuti per passare, rischiando di
rimanere impantanati. Dopo 4 ore, decido di provare a passare. Un segno di
croce, e tenendo il respiro passo con la mia macchina sopra il ponte, che ormai
è costituito da uno strato di circa 3 cm di asfalto, e una trentina di centimetri
di terra… Fragile, ma tiene!
Grazie a Dio, siamo passati anche questa volta!
Nessun commento:
Posta un commento