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mercoledì 30 dicembre 2020

Pace in terra…

 

Sr Solange e i preparativi del Natale
Sr Solange et les travaux de Noel

Pace in terra…

Natale è finalmente arrivato!

Anche qui in Centrafrica. Nonostante tutto. Da noi niente cometa né luminarie, ma molta tensione perché il paese si sta avviando, ancora una volta, verso la guerra civile.

Da qualche settimana non si vedono più passare né macchine né camion, perché la strada (l’unica che mette in comunicazione la capitale Bangui con il porto di Douala in Camerun) è bloccata da gruppi ribelli che tentano, se non di prendere la capitale, almeno di bloccare l’arrivo delle merci.

E questo per bloccare le elezioni presidenziali e legislative, previste per il 27 dicembre.

Molte città sono state invase da gruppi di ribelli. Tra queste, anche Bozoum, Bouar, Bossemptele, Bossembele, Yaloke, Boali, Mbaiki, Bocaranga, Baboua. E mi fermo perché la lista è troppo lunga!

Nonostante la tensione, riusciamo a preparare il Natale. Il 24 e il 25, insieme a p.Michael, partiamo verso i villaggi più lontani, sperando di non fare brutti incontri!

Il 24 dicembre partiamo verso le 6.30, per arrivare a Igwe verso le 8.30. è un piccolo villaggio a 50 km da Baoro, ma gli ultimi 15 chilometri li percorriamo in prima e seconda.

L’arrivo è una festa, e dopo le confessioni celebriamo la Messa di Natale, quella di mezzanotte, alle 9.30 di mattina! La cappella è in paglia, bassa, e forse proprio per questo sa molto di Natale. Dopo la Messa regalo un po’ di caramelle per i bambini e un pallone, che è molto molto apprezzato!

Partiamo verso le 11.30, ma dobbiamo ritornare indietro e percorrere altri 50 km per arrivare al villaggio successivo, che si trova a soli 15 km da Igwe (ma la strada è bloccata da alcuni alberi caduti, e non possiamo percorrerla).

Verso le 14 arriviamo al secondo villaggio, Bayanga Didi. Prepariamo con calma la Messa, durante la quale celebriamo 13 battesimi di bambini piccoli!

È ormai buio quando partiamo. Arriviamo verso le 21 a Yoro, un altro grande villaggio. Il programma è quello di andare finalmente a riposarci, ma la gente ci ha aspettato, e alle 22 iniziamo la terza Messa del giorno. Alla fine, canti e danze e giochi. Ma siamo talmente stanchi che ci addormentiamo senza sentire (quasi) niente!

Il giorno di Natale celebriamo la Messa in 2 villaggi. P.Michael resta a Yoro, mentre io vado a Sinaforo. Sono 7 km di strada, e questa volta riesco a percorrerli in meno di mezz’ora!

Sinaforo è un piccolo villaggio. La chiesetta, coperta con lamiere ricavate da bidoni, è piena, e anche qui è bello vedere e toccare la festa che Dio, fatto Uomo, porta.

In pomeriggio rientriamo a Baoro, dove la situazione sembra tranquilla.

Domenica 27, giorno del voto, si annuncia male. In molte città nessuno è potuto andare a votare, perché i ribelli hanno iniziato a sparare e a boicottare le elezioni. A Baoro si vota. Ma pochi osano farlo. Quello che è peggio, è che durante la notti arrivano i ribelli e bruciano gran parte delle schede votate!

Alle 5.30 di lunedì 28 dicembre sono gli spari che fanno da sveglia! Per un’ora si sente sparare un po’ dappertutto (e vi assicuro che non è una bella sveglia!). Verso le 8 tutto si calma. I ribelli sembra che si siano diretti verso Sud, e il resto della giornata passa tranquillo.

Naturalmente, non c’è nessuna protezione per la gente. Polizia e carabinieri locali sono scappati da tempo, mentre i Caschi blu passano in pomeriggio, quando tutto sembra calmo…

Alle 18.30, arrivano 2 ribelli armati, che hanno scavalcato il muro della Missione, e hanno obbligato la sentinella a chiamarci. Io esco dalla camera, e me li trovo davanti...Li faccio "gentilmente" uscire dalla nostra casa. Cercano le moto del partito al governo. Gli dico che non le abbiamo noi. Minacciano la sentinella, minacciano me, ma poi riesco a portarli a vedere alcune aule, dove non ci sono che i banchi di scuola...

Visto che le moto non ci sono, continuano a minacciare, ma riesco piano piano a farli uscire dalla nostra concessione senza furti nè spari...

Per ora!

Ripensando a Natale, è bello risentire il canto degli angeli: “Pace in terra…”.

E preghiamo e speriamo, perché senza l’aiuto dall’alto e un po’ di buona volontà dal basso, non ci sarà Pace. Forse è ora di capirlo. Specialmente qui in Centrafrica. Dove la preghiera per la Pace non manca mai. Manca, troppo spesso, la volontà di non arrendersi alla violenza, la volontà di lottare contro la corruzione, la volontà di rifiutare scorciatoie, la volontà di mettere il bene comune e gli altri al primo posto.

Coraggio!

E buon anno!





Igwe, l'offertorio
Igwe, l'offertoire

Tam tam e tanica, gli strumenti del coro
Tan tam et herricane, les instruments de la Chorale

 

 


P.Michael e i battesimi a Bayanga Didi
P.Michael et les baptèmes à Bayanga Didi

Sinaforo


 



Sinaforo

Messa a Sinaforo
Messe à Sinaforo

Folla a Baoro, dopo il passaggio dei "ribelli"
La foule à Baoro, après le passage des rebelles
Le macchine di Polizia e Carabinieri locali, nascoste alla Missione
Les voitures de la Police et des Gendarmes, cachées à la Mission

Passaggio dei Caschi Blu
Les Casques Bleus de passage

 

mercoledì 23 dicembre 2020

Buon Natale!

 

 

Buon Natale!

Anche se è stato un anno faticoso, è Natale!

Anche se, voi con il Covid, e noi con la guerra, abbiamo faticato non poco, è Natale!

La nascita di Gesù rimane ancora l’unica Speranza per gli uomini.

Vi faccio gli auguri con una bella storia tratta dai racconti di don Camillo. E auguro a ciascuno di voi “sentire  ancora nel cavo della mano il tepore del Bambinello rosa”.

Buon Natale, e buon 2021.

p.Aurelio

 

 

Era oramai Natale e bisognava tirar fuori d’urgenza le statuette del Presepe, ripulirle, ritoccarle col colore, riparare le ammaccature. Ed era già tardi, ma don Camillo stava ancora lavorando in canonica. Sentì bussare alla finestra e, poco dopo, andò ad aprire perché si trattava di Peppone.

Peppone si sedette mentre don Camillo riprendeva le sue faccende e tutt’e due tacquero per un bel po’.

Don Camillo prese a ritoccare con la biacca la barba di San Giuseppe. Poi passò a ritoccargli la veste.

“Ne avete ancora per molto?” si informò Peppone con ira.

“Se mi dai una mano in poco si finisce”.

Peppone era meccanico e aveva mani grandi come badili e dita enormi che facevano fatica a piegarsi. Però, quando uno aveva un cronometro da accomodare, bisognava che andasse da Peppone. Perché, è così, sono proprio gli uomini grossi che son fatti per le cose piccolissime.

“Figuratevi! Adesso mi metto a pitturare i santi!” borbottò.

“Non mi avete preso mica per il sagrestano!”

Don Camillo pescò in fondo alla cassetta e tirò su un affarino rosa, grosso quanto un passerotto, ed era proprio il Bambinello.

Peppone si trovò in mano la sua statuetta senza sapere come e allora prese un pennellino e cominciò a lavorare di fino.

Lui di qua e don Camillo di là dalla tavola, senza vedersi in faccia perché c’era, fra loro, il barbaglio della lucerna.

“Non ci si può fidare di nessuno, se uno vuol dire qualcosa. Non mi fido neppure di me stesso” disse Peppone.

Don Camillo era assorbitissimo dal suo lavoro: c’era da rifare tutto il viso della Madonna. Roba fine.

“E di me ti fidi?, chiese don Camillo con indifferenza.

“Non lo so”.

“Prova a dirmi qualcosa, così vedi”.

Peppone finì gli occhi del Bambinello: la cosa più difficile.

Poi rinfrescò il rosso delle piccole labbra.

“Hai paura?”

“Mai avuto paura al mondo!”

“Io sì, Peppone. Qualche volta ho paura”

Peppone intinse il pennello.

“Be’, qualche volta anch’io” disse Peppone. E appena si sentì.

Don Camillo sospirò anche lui.

Ora Peppone aveva finito il viso del Bambinello e stava ripassando il rosa del corpo.

Oramai il Bambinello era finito e, fresco di colore e così rosa e chiaro, pareva che brillasse in mezzo alla enorme mano scura di Peppone.

Peppone lo guardò e gli parve di sentir sulla palma il tepore di quel piccolo corpo.

Depose con delicatezza il Bambinello rosa sulla tavola e don Camillo gli mise accanto la Madonna.

“ Il mio bambino sta imparando la poesia di Natale” annunciò con fierezza Peppone. “Sento che tutte le sere sua madre gliela ripassa prima che si addormenti. È un fenomeno”.

Don Camillo, vicino alla Madonna curva sul Bambinello, pose la statuetta del somarello.

“Questo è il figlio di Peppone, questa è la moglie di Peppone e questo è Peppone” disse don Camillo toccando per ultimo il somarello.

“E questo è don Camillo!” esclamò Peppone prendendo la statuetta del bue e ponendola vicino al gruppo.

“Bah! Fra bestie ci si comprende sempre” concluse don Camillo.

Uscendo, Peppone si ritrovò nella cupa notte padana, ma oramai era tranquillissimo perché sentiva ancora nel cavo della mano il tepore del Bambinello rosa. Poi udì risuonarsi all’orecchio le parole della poesia che ormai sapeva a memoria. “Quando, la sera della Vigilia, me la dirà, sarà una cosa magnifica!“ si rallegrò.

Il fiume scorreva placido e lento, lì a due passi, sotto l’argine, ed era anche lui una poesia cominciata quando era cominciato il mondo e che ancora continuava. E per arrotondare e levigare il più piccolo dei miliardi di sassi in fondo all’acqua, c’eran voluti mille anni.

E soltanto fra venti generazioni l’acqua avrà levigato un nuovo sassetto.

E fra mille anni la gente correrà a seimila chilometri l’ora su macchine a razzo super atomico e per far cosa? Per arrivare in fondo all’anno e rimanere a bocca aperta davanti allo stesso Bambinello di gesso che, una di queste sere, il compagno Peppone ha pitturato col pennellino.