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giovedì 24 ottobre 2024

Giornata Missionaria Mondiale 2024

 



Giornata Missionaria Mondiale 2024

Ottobre è dedicato alle Missioni: a quello che è un aspetto comune a tutta la chiesa, a tutte le latitudini, cioè l’annuncio del Vangelo. E a quanti, a tutte le latitudini, e nei posti più diversi annunciano la bellezza e la gioia di essere cristiani.

La penultima domenica di ottobre è dedicato proprio alle Missioni e ai missionari.

E cerco anche io di non fare brutta figura!

Martedì mattina celebro la Messa in Cattedrale, qui a Bangassou. La chiesa è piena di più di 1.300 bambini della scuola elementare che gestiscono le suore. Molta gioia, molto rumore, ma è bello accompagnare questi visi, questi sorrisi nell’avventura educativa.

Subito dopo parto per Zemio, una missione a 300 km a Est di Bangassou. Ho deciso di andare in macchina, invece che in aereo. So che sarà molto più faticoso, ma mi permetterà di conoscere meglio questa zona, e condividere le difficoltà dei sacerdoti e della gente che vive e lavora a Zemio.

Siamo ancora in stagione delle piogge, e la strada è terribile: per tutto il percorso, andata e ritorno, abbiamo incontrato 3 moto e 3 camion… e nessuna macchina. E una scimmia ci ha attraversato la strada, saltando da un ramo all’altro della foresta.

Quando ho detto ai miei preti che avevo l’intenzione di andare in macchina, mi hanno incoraggiato, dicendo che così “benedico” la strada e la gente prenderà coraggio.

Partiamo dunque alle 10, ed arriviamo alle 16 dopo 150 km a Rafai, la missione dei Francescani.

Mercoledì il viaggio si fa più difficile, tra fango, buche e ponti crollati. Ma riusciamo a percorrere i 150 km abbastanza bene, e alle 17 siamo a Zemio, dove ci accolgono gli scout, che ci scortano correndo per gli ultimi 2 km, fino alla chiesa, dove incontriamo il parroco, l’abbé Gervais, con il vicario, abbè Crepin, e il seminarista Medard.

Qui è ormai buio, ma c’è gioia grande per l’arrivo del vescovo!

Sono venuti dai villaggi (anche da Djema, che è a 130 km) per 3 giorni di catechesi e preghiera, e per le Cresime di 77 tra ragazzi e ragazze, che amministrerò la domenica, in una chiesa strapiena.

La vita a Zemio è molto difficile. Un litro di benzina costa più di 5 euro, un sacco di cemento 75 euro. La distanza da Bangui (1.050 km), le strade devastate, e la guerra hanno colpito duramente la popolazione. Che nonostante tutto guarda al futuro con molta fede e coraggio.

In città ci sono gli elementi centrafricani arruolati nella Wagner (la compagnia russa di mercenari). Sono ex ribelli (e non tanto ex), e si comportano con molta arroganza e nessun rispetto per la gente…

Sabato sera sentiamo il brutto rumore di spari: veniamo poi a sapere che erano i mercenari che “festeggiavano” il ritorno dei loro compagni.

Nelle settimane passate hanno fatto alcune azioni, uccidendo anche persone che, secondo loro, erano pericolose. Questo ha portato molta tensione, e lungo la strada vedo dei villaggi che a fine luglio erano abitati da più di un migliaio di nomadi peuls, e che ora sono completamente abbandonati…

Tra giovedì e martedì incontro i cresimandi, molto attenti e preparati, i catechisti, le comunità. Passo a salutare l’imam musulmano, che mi presenta la situazione difficile in cui vivono.

Domenica, giorno delle cresime, la celebrazione è molto bella e intensa. Alla fine, la parrocchia e i movimenti portano alcuni doni per il vescovo, tra cui una lancia e una sdraio tessuta a mano per il mio riposo (temo che, nonostante sia in legno, arrugginirà prima che la usi!).

Anche qui ci sono le scuole della Missione, elementari e medie.

E anche qui ci sono molti lavori da fare, e da finanziare: la pittura dell’interno della chiesa, pavimenti e porte delle aule scolastiche, l’assistenza per i rifugiati… La Provvidenza è grande, e piano piano faremo qualcosa!

Lunedì pomeriggio partiamo a 20 km, verso Tamboura, per incontrare i villaggi lungo questa strada e pregare con loro.

Martedì mattina, dopo aver incontrato i vari Consigli della parrocchia, partiamo alle 9, con la speranza di arrivare a Rafai, a 150 km.

Arriviamo al bac (traghetto) di Dembia, attraversiamo il fiume, e continuiamo. Ma poco dopo c’è un camion che sprofonda nel fango e ci sbarra la strada. Tentiamo una deviazione, ma rimaniamo anche noi impantanati. Dalle 14 alle 21.30!

E, naturalmente, inizia a piovere! Il lato positivo è che, durante la pioggia, zanzare e insetti vari ci lasciano in pace per un’oretta…

Smonta, alza, scava, metti le tavole, riparti, rismonta, riscava, rimetti le tavole, ri-riparti! Alla fine, ci sono volute più di 7 ore per fare una ventina di metri!

E così a mezzanotte e mezza arriviamo a Rafai: più di 15 ore per 150 km. Cerco di togliere un po’ di fango da piedi e mani, e crollo a dormire.

Alle 6 celebro la Messa con fr Norman, francescano polacco, e verso le 7 partenza per gli ultimi 150 km. E finalmente, alle 14.30, arriviamo a Bangassou!

Sani, salvi e contenti! La vita missionaria è molto bella!



Il fiume a Rafai
Le fleuve à Rafai


Foglie di manioca per il pranzo
Feuilles de manioc pour le repas





Scuola elementare, Zemio
Ecole élémentaire, Zemio

Tamboura


Villaggi abbandonati, vicino a Dembia
Un village abandonné par les Peuls, près de Dembia




mercoledì 9 ottobre 2024

Ritorno al paese

 

 


Ritorno al paese

Sono all’aeroporto di Addis Abeba, aspettando l’aero per Bangui, Centrafrica.

Sono partito ieri mattina da Cuneo, dopo aver celebrato la Messa con i sacerdoti anziani della diocesi, e poi ho preso il treno, che ieri pomeriggio mi ha lasciato a Roma. Dopo il volo notturno di 6 ore, partirò per Bangui, dove arriverò dopo 3 ore, verso le 12. E domani, se tutto va bene, partenza per Bangassou.

Rientro a Bangassou, dopo quasi un mese passato in Italia: prima la formazione dei vescovi, poi incontri vari, tra Cuneo, Arenzano, e Milano.

L’occasione per incontrare tanta gente, e per parlare di Centrafrica e di Bangassou, delle speranze e dei sogni che l’Africa racchiude e custodisce, come un grande incubatoio.

Incontro sempre tanta attenzione e sensibilità.

In un mondo come l’attuale, così teso e con poca speranza, la missione è uno dei luoghi belli, dove l’Amore di Dio si incarna e fa fiorire il deserto.

E se il deserto fiorisce, rifiorirà anche il resto del mondo!




Cuneo, Cuore Immacolato

Roma, Colosseo

Addis Abeba


 


sabato 21 settembre 2024

Roma

 

 


Roma

Scrivo da Roma, dove sono arrivato domenica 15 settembre.

Sono qui, a qualche centinaia di metri da Piazza san Pietro, insieme ad altri 114 nuovi vescovi di 49 paesi! E' un'esperienza magnifica!
Abbiamo un orario molto impegnativo, con interventi di cardinali e vescovi, responsabili dei dicasteri vaticani.

La formazione è molto ricca, e ne abbiamo bisogno. Ma è formazione anche il fatto di incontrare tanti vescovi di tanti paesi e di realtà così diverse: India, America del Sud e del Centro, Iraq, Siria, Africa, Madagascar, Indonesia, Nuova Zelanda…

Nei giorni di martedì e mercoledì ci siamo spostati all'Urbaniana, l'Università dove studiano seminaristi e sacerdoti dei paese di Missione.

E qui sono venuti anche i nuovi vescovi degli altri paesi, come Europa, Nord America, Brasile, Cina, Australia: in tutto eravamo in 264 nuovi vescovi!

E' bello ritrovarsi così tanti, tutti appena ordinati, tutti molto semplici e pieni di voglia di mettersi al servizio della Chiesa e del popolo di Dio che ci è affidato.

Qui all'Urbaniana incontro anche Jospin et Sharaff, due seminaristi di Bangassou, che sono arrivati a Roma da un paio di mesi. Fra qualche settimana inizieranno qui gli studi di teologia, insieme ad altri 162 seminaristi provenienti da tutto il mondo, un'esperienza unica!

Oggi, sabato, la mattinata è dedicata al Papa e a san Pietro.

Vestiti in alta uniforme, alle 8 entriamo in Vaticano, e alle 9 siamo nella sala Clementina, una bellissima sala del 1500. Qui arriva il Papa, che molto semplicemente dice che non vuole fare un discorso, ma dialogare con noi. Ed inizia una serie di domande e risposte, tra molti di noi e il Papa.

Inizia subito invitandoci a conservare il senso dell'umorismo, alla creatività, che nasce dalla libertà del cuore, alla forza, che è un dono di Dio. Tra le domande, anche come far fronte al peso del ministero del vescovo, e ci ricorda che la forza è un dono, e che se preghiamo l'otterremo.

Ci esorta alla vicinanza con Dio, con i confratelli vescovi, con i nostri sacerdoti, con il popolo che ci è affidato.

Anche io lo saluto, e gli parlo del Centrafrica, che gli sta molto a cuore. Infatti ricorda la visita a Bangui e l'apertura della porta del Giubileo della Misericordia, nel 2015.

Dopo l'incontro con Papa Francesco, che è durato quasi 2 ore, scendiamo nella basilica di San Pietro, e qui celebriamo la Messa, alle 12, presieduta dal Card Tagle.

 

Fra qualche giorno ripartiremo, arricchiti da un'esperienza unica, che ci parla di Dio, di Gesù, della bellezza e della freschezza della Chiesa, che è cattolica, cioè universale. E lo è veramente!

 










Sulla tomba di san Pietro
Sur le tombeau de St Pierre















Messa in San Pietro
La Messe à saint Pierre