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giovedì 26 ottobre 2017

Un frate, un prete e cinque banditi





Un frate, un prete e cinque banditi
Abbiamo avuto una settimana molto intensa!
Sabato 21 ottobre un giovane carmelitano centrafricano, fra Christo, ha fatto la Professione Solenne: la promessa di vivere in castità, povertà e obbedienza per tutta la vita.
Venerdì sono ripartito da Bozoum per Baoro, dove sabato abbiamo vissuto un momento intenso di celebrazione e di preghiera. Fra Christo è stato “consegnato” dai genitori, con un rito tradizionale che evoca la consegna del figlio alla sposa. In seguito, prostrato a terra, abbiamo pregato per lui. Dopo la consacrazione, fra Christo è stato accolto da un abbraccio da tutti i carmelitani presenti, ed i suoi compagni di scuola e di vita l’hanno abbracciato con una danza.
Per quest’occasione erano presenti alcuni padri dall’Italia (il Provinciale, p.Saverio, p.Anastasio, p.Davide, p.Andrea Maria e p.Lorenzo), altri dal Camerun, e tutte le comunità del Centrafrica.
In pomeriggio siamo rientrati a Bouar, per prepararci al secondo momento di festa: le ordinazioni. La domenica 3 giovani sono diventati diaconi, e 3 sono stati consacrati sacerdoti. Oltre ai nostri 2 giovani (fra Christo, diacono, e fra Odilon, sacerdote) c’erano altri 4 giovani seminaristi della diocesi di Bouar. Era la prima volta in 50 anni che c’erano così tante ordinazioni!
Fra Christo e fr Odilon sono entrati nel nostro seminario nel 2000 e nel 1997 (tra l’altro… ero il direttore del Seminario in quegli anni!): lunghi anni di cammino, ricerca, discernimento e confronto.
Il giorno seguente, lunedì, p.Odilon ha celebrato la sua Prima Messa in Seminario: quanta gioia ed emozione!
Mercoledì pomeriggio, dopo una giornata a Bozoum (dove la situazione dei rifugiati continua ad essere preoccupante) sono tornato a Bouar, per alcune riunioni.
Ma verso le 9 di sera vengono a chiamarmi perché ci sono degli uomini armati all’interno del Seminario. Mando qualcuno a provare a telefonare e chiedere aiuto, e mi dirigo verso il campo da pallone. Qui ci sono 5 giovani, armati con mitra e pistole, che gridano e minacciano. Hanno preso con loro la sentinella e minacciano di ucciderla. Vogliono soldi, le chiavi della macchina… Insieme a p.Marcello iniziamo a parlare, e mentre lui continua a cercare di calmarli, dicendo di non fare sciocchezze, che ci sono dei bambini, ecc, io faccio il “cattivo” e continuo a dire che non daremo niente… Parlando riusciamo a spingerli verso il grande portone di ferro. Uno di loro, pieno di droghe, inizia a sbavare, e nel frattempo la sentinella tenta di liberarsi, gettandosi verso la parte aperta del portone. Lo tiriamo verso di noi e chiudiamo il portone… ed i banditi rimangono fuori. Qualche sparo, grida e minacce, ma ormai sono fuori! Dopo qualche tempo iniziano ad arrivare i giovani del villaggio vicino, armati, e dopo un’oretta arrivano i carabinieri, ed i banditi fuggono.
Molta paura, ma, grazie a Dio, nessun ferito e nessun dànno!






l'ordinazione di p.Odilon



Fr Christo, diacono





da sinistra: p.Federico, p.Andrea Maria, p.Odilon, p.Lorenzo, p.Saverio

Prima Messa di p.Odilon

giovedì 19 ottobre 2017

Santa Teresa & Co.






Santa Teresa & Co.
Domenica  15 ottobre abbiamo celebrato la festa di Santa Teresa. Noi carmelitani la chiamiamo “la Santa Madre”, perché è lei che ha riformato la famiglia del Carmelo. Una donna forte, piena di amore per Dio e per la Chiesa, che è riuscita a fondare una nuova famiglia, iniziando con le monache di clausura, e continuando con i Padri.
Una delle cappelle di Bozoum è dedicata proprio a questa Santa, e domenica la Messa l’abbiamo celebrata lì. Preceduta da tre giorni di preparazione, la Festa è stata un bel momento di preghiera e di gioia.
Il numero dei rifugiati a Bozoum rimane alto. Purtroppo la situazione nel Nord resta tesa. Come temevo, l’operazione dei Caschi Blu per “liberare” la zona di Bocaranga si è rivelata un’operazione di facciata. I ribelli non sono stati vinti, ma si sono solamente spostati di qualche chilometro, e continuano con le loro azioni criminali. Proprio ieri ho ricevuto la testimonianza di atti di violenza sessuale a Nzoro, a poca distanza da Ngaundaye, per opera di elementi del MPC…
Tra sabato e lunedì ci sono state due distribuzioni per gli sfollati. Sono arrivati i viveri, grazie al WFP (Programma mondiale per l’alimentazione) e poi materiale per la cucina, coperte, stuoie, teli e secchi, messi a disposizione da HCR (Alto Commissariato per i Rifugiati).
E martedì è iniziata la scuola per i rifugiati. Il Provveditore agli Studi ha messo a disposizione una scuola per i pomeriggi, e abbiamo iniziato con 8 classi, e 210 alunni, a cui se ne aggiungeranno presto altri.
Martedì mattina parto presto per Bangui, per accogliere alcune suore della Congragazione Indiana della Madre del Carmelo. È un momento importante, perché stanno per aprire una seconda casa a Bangui, ed arrivano 3 suore (sr.Nirmal e sr Pradeeba dall’India, e sr Catherine dal Malawi), accompagnate dalla Vicaria Generale.
Giovedì pomeriggio partiamo per Bouar, dove arriviamo a notte inoltrata, accolti dai ragazzi del Seminario della Yolé in grande festa.
È una nuova puntata che si apre. Con le suore indiane collaboriamo da più di 25 anni e, dopo qualche mese a Bouar, torneranno a Bangui per lavorare in particolare per le ragazze e le donne, per la loro promozione.


Cappella Santa Teresa
la Chapelle de Sainte Thérèse





distribuzione viveri
distribution des vivres


Distribuzione secchi, coperte, zanzariere, materiale cucina
Distribution de seaux, couvertures, moustiquières, oustensiles de cuisine

école déplacés

l'arcobaleno, segno di benevenuto per le suore indiane


Sr Grace, sr Catherine, Sr Pradeeba, Sr Nirmal

venerdì 13 ottobre 2017

Rifugiati.2





Rifugiati.2
Continua il lavoro con gli sfollati. Il loro numero resta abbastanza stabile, intorno alle 3.800 persone.
Il “sistema” di ONG e Agenzie della Nazioni Unite si è rivelato abbastanza efficiente, ed iniziano ad arrivare le prime risposte, anche se spesso ci vuole molto tempo per assolvere a tutte le pastoie burocratiche.
È proprio per questo che, oltre ai medicinali acquistati, martedì abbiamo comprato anche 2,6 tonnellate di riso, che abbiamo subito distribuito a tutte le oltre 700 famiglie.
Con la Croce Rossa, è stato aperto un piccolo dispensario, che cura principalmente gli sfollati, che vengono, presentandosi con la tessera nominativa che abbiamo preparato per ogni nucleo famigliare.
Proprio in queste ore stiamo raccogliendo le iscrizioni per le scuole e speriamo di poter aprire una scuola per i rifugiati a partire da lunedì.
La solidarietà è molto alta, forse anche perché molti hanno ancora nel cuore quanto vissuto per quasi 2 mesi tra dicembre 2013 e gennaio 2014, quando erano rifugiati qui in Missione. Anche domenica c’è stato un bell’offertorio, e la San Vincenzo ha portato cibo e sapone, che abbiamo subito distribuito.
La situazione a Bocaranga rimane molto incerta. C’è stata un’operazione militare da parte dei Caschi Blu, ma temiamo che i ribelli si siano semplicemente allontanati di qualche kilometro, per ritornare poi tra qualche settimana, quando i Caschi Blu se ne andranno.
Sabato pomeriggio è arrivato anche a Bozoum un contingente di Caschi Blu. Abbiamo dovuto faticare molto a convincere la gente ad accettarli, perché temono che la loro presenza possa essere il preludio ad un’occupazione di Bozoum da parte dei ribelli…
Martedì mattina sono sceso a Bangui, per accogliere il nostro superiore Provinciale, p.Saverio, e la superiora delle Suore Indiane che sono a Bouar, e che hanno intenzione di aprire una casa a Bangui.
Giovedì mattina partiamo prima delle 5, per arrivare a Bouar intorno all’una. Dopo aver lasciato le Suore, rientro finalmente a Bozoum,  dopo 600 km di strada e 11 ore di guida. Forza!

i doni della San Vincenzo


il riso di Bozoum




p.Saverio e p.Federico




venerdì 6 ottobre 2017

3.222 tremiladuecento ventidue






3.222 tremiladuecento ventidue
Continuano ad arrivare: sono centinaia le persone (bambini, adulti, anziani, donne incinte) che fuggono dal peggio. La città di Bocaranga, presa dal movimento ribelle 3R il 23 settembre, è, per ora, saldamente nelle loro mani, e chi può è scappato.
Sabato 30 iniziamo il censimento. Con l’aiuto dei delegati, scelti dagli stessi sfollati, e di volontari della Caritas e di altre ONG, ogni famiglia si presenta e vengono registrati i dati, con attenzione particolare ai bambini. Inseriamo i dati nel computer, e, per ora, risultano 3.222 persone, di cui 2.137 bambini.
La solidarietà di tanti si mette all’opera: chi apre le porte di casa, chi porta qualcosa da mangiare, chi aiuta nella pulizia di scuole e spazi per ospitare tutti. Domenica mattina, alla Messa, il movimento della Legione di Maria organizza rapidamente un offertorio per gli sfollati: ed arrivano arachidi, manioca, riso, pane, sapone, vestiti.
Molti organismi sono allertati. E persino da Praga, sia dall’Ong Siriri che dal Ministero degli Esteri arrivano gli aiuti. Addirittura un piccolo gruppo di amici italiani, riunito per una grigliata, fa un giro e raccoglie 150 euro! Bella generosità!
Martedì ,mattina celebriamo la Messa per tutti gli alunni delle nostre scuole (Materna, Elementari, Medie, Liceo, Alfabetizzazione): una marea di bambini e ragazzi invade la chiesa!
Mercoledì pomeriggio  parto per Bouar. Nei primi 70 km ci sono 17 barriere di antibalaka, armati di fucili e arnesi vari: una ogni poco più di 4 km! Naturalmente ad ogni barriera mi fermo, e parte un dialogo surreale con questi giovani che dicono voler difendere il paese, ma nel contempo obbligano tutti a fermarsi e pagare qualcosa.
Giovedì mattina ci troviamo per la Sessione diocesana: la riunione annuale che riunisce tutte le parrocchie. Quest’anno, vista la situazione, la riunione si riduce ad una sola giornata. Ma è commovente ascoltare la testimonianza di tanti padri, suore e catechisti che nelle zone più pericolose testimoniano la presenza di Dio Padre. Quasi metà della diocesi è minacciata: alcune città sono teatro di scontri (Ngaundaye, Ndim, Bocaranga, Niem) e moltissimi fuggono in zone meno insicure (Bozoum, Bouar).

Venerdì mattina ci troviamo con gli altri parroci, suore e catechisti delle zone più colpite, e cerchiamo di organizzarci per aiutare meglio. E molti partono con le  medicine di base per curare gli sfollati.


Ottobre è il mese missionario, e lo iniziamo così, con tanta pena per la povera gente che soffre e fugge. Con tanta pena per le vittime (uccisioni, saccheggi, violenze). Con tanta pena per i gruppi armati, autori di tutto questo. E con tanta pena anche per chi potrebbe e dovrebbe fare qualcosa, e non lo fa.
 



i doni dell'offertorio per gli sfollati



Alzabandiera al Lycée St Augustin

Messa per gli alunni




I medicinali per gli sfollati
Les médicaments pour les déplacés