In strada verso…
Piano piano, la situazione in Centrafrica sta lentamente migliorando, anche se provvisoriamente, e solo in alcune zone. Il futuro è poco chiaro, e a lungo termine temo che i problemi continueranno ad affliggere questa bella terra.
I rifugiati di Bouar sono rientrati tutti nelle loro case, grazie a Dio e al contributo di tante persone. Adesso bisogna pensare a come consolidare questo ritorno, e come aiutare perché la vita riprenda.
Sabato e domenica sono andato nei piccoli villaggi di Zoungbe e di Balembe, dove ho celebrato le Messe.
E lunedì mattina sono partito per Bangui. Con un po’ di trepidazione, perché questa strada (l’unica che permette l’arrivo delle merci alla capitale) è bloccata ormai da 2 mesi dalle truppe ribelli. Da un paio di settimane i militari russi, rwandesi e centrafricani stanno tentando di liberarla, e si vedono passare i primi convogli (sotto robuste scorte), sorvegliati da elicotteri.
Parto alle 5 da Baoro. Il viaggio è strano, perché ci sono molte barriere (check-point) tenute da militari. E perché praticamente non c’è traffico: incontriamo qualche moto, una o due macchine, e basta.
Alle 10.30 arrivo a Bangui, e tiro un sospiro di sollievo. Vado subito all’Institut Pasteur per fare il test Covid, per poter salire sull’aereo che mi porterà in Italia.
Martedì lo passo tra vari incontri e riunioni, aspettando il risultato del test, che mi arriva all’ultimo, alle 8 di mercoledì mattina, 3 ore prima che parta l’aereo!
Il viaggio verso l’Italia si svolge tranquillo, e ieri, giovedì 25 febbraio, sono arrivato a Cuneo.
Mi fermerò in Italia per qualche settimana, per stare un po’ in famiglia dopo la morte della mamma, e anche per incontrare, Covid permettendo, confratelli ed amici.
Gauthier et p.Matteo |
Bouar - I rifugiati lasciano il sito della Cattedrale e tornano alle loro case Les déplacés du site de la Cathédrale retournent à leur maisons |
Zoungbe |
Balembe |
Sulla strada verso Bangui: un camion bruciato Sur la route vers Bangui: un camion brulé |
Cuneo |
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